In questo case study della Avv. Marilina Orlacchio, si passa in rassegna la normativa riguardante la crisi d’impresa, in particolare il Nuovo codice d’Impresa e della sua insolvenza. Questa è la prima parte di un lungo approfondimento in più puntate.
La realtà economica italiana è ampiamente caratterizzata dall’aggregazione delle singole società in forme associative di gruppo.
Le motivazioni di questo fenomeno sono molteplici, e risiedono, in sintesi, nella volontà di distinguere i vari settori in cui opera l’impresa e i relativi rischi, oltre che nella gestione della catena di controllo.
Tale realtà non ha, tuttavia, trovato compiuto riconoscimento sul piano giuridico, avendo dettato il nostro Legislatore norme che si riferiscono principalmente alle imprese come enti individuali piuttosto che come gruppi.
Nel nostro ordinamento si può riscontrare una disciplina dei gruppi di impresa soltanto facendo riferimento a singole previsioni normative, le quali forniscono differenti interpretazioni del fenomeno, ma pur sempre parziali, a seconda dell’oggetto della disciplina.
In tale quadro, il maggiore sforzo compiuto per dare al gruppo di impresa una regolazione organica è rappresentato dall’introduzione, mediante l’art. 5.1, D.l. 17 gennaio 2003, n. 6, del Capo IX, Libro V (artt. 2497 – 2497-septies cod. civ.) che ha optato per una disciplina snella che legittima l’attività di etero-direzione e coordinamento delle varie società controllate, purché svolta secondo principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale.
In tale contesto si inserisce il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCII) che si pone quale scopo l’organica riforma del diritto fallimentare, resa necessaria dall’evoluzione dell’economia nel nostro Paese nonché dall’esigenza di armonizzare la normativa italiana in materia fallimentare con quella europea.
Difatti, la stessa Comunità Europea ha emanato atti che mirano all’armonizzazione delle normative sulla crisi d’impresa degli Stati dell’Unione.
A tal proposito, si evidenziano, in particolare, la Raccomandazione 12 marzo 2014, n. 135 ed il Regolamento 848/2015.
La prima è stata elaborata dalla Commissione Europea con l’obiettivo di “incoraggiare gli Stati membri a istituire un quadro giuridico che consenta la ristrutturazione efficace delle imprese sane in difficoltà finanziarie e di dare una seconda opportunità agli imprenditori onesti, promuovendo l’imprenditoria, gli investimenti e l’occupazione e contribuendo a ridurre gli ostacoli al buon funzionamento del mercato interno”.
Il parere della Commissione è, evidentemente, che gli Stati membri debbano adottare delle procedure destinate al risanamento ed alla ristrutturazione delle imprese in difficoltà affinché, in un’ottica di fresh start, esse possano proseguire nell’attività economica.
Per quanto concerne, invece, il Regolamento citato, che contiene la rifusione del regolamento CE n. 1346/2000, ha il fine di promuovere il risanamento delle imprese in difficoltà evitandone la loro liquidazione nel rispetto delle garanzie dei creditori.
Inoltre, ad ulteriore dimostrazione della rilevanza che il tema della crisi d’impresa ha oggigiorno assunto, si evidenziano i principi della model law elaborati dall’UNCITRAL in materia di insolvenza transfrontaliera i quali prevedono, come il Regolamento Europeo, delle norme formali di coordinamento tra le varie procedure e prescrivono Raccomandazioni ai Legislatori nazionali per uniformare la loro legislazione interna.
L’intervento normativo oggetto di esame, quindi, mira ad offrire, ad imprese in temporanea difficoltà, strumenti ed aiuti volti a prevenire e risolvere la crisi, garantendo a queste ultime, ove economicamente sostenibile, il loro salvataggio e ristrutturazione; nel contempo assicura, invece, una rapida e tempestiva liquidazione alle imprese non più produttive e quindi ineluttabilmente destinate ad abbandonare il mercato.
Sulla base di tali premesse, Con il Decreto Ministeriale 28 gennaio 2015 è stata istituita una Commissione di Riforma presieduta dal Presidente Renato Rordorf la quale, seguendo le linee direttive tracciate dal citato D.M. ha elaborato un disegno di legge delega, il quale, dopo esser passato al vaglio del Parlamento, non senza subire alcune modifiche, è divenuto Legge.
Infatti il 30 ottobre 2017 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana la Delega al Governo per la riforma della disciplina della crisi di impresa e dell’insolvenza.
Il 10 gennaio 2019 è stato, dunque, approvato dal Consiglio dei Ministri il d.lgs. n.14 che, in attuazione della legge delega n. 155 del 2017, ha introdotto il nuovo Codice della Crisi d’Impresa dell’Insolvenza.